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«Come sta?». «Sta bene, dottore. È tranquillo. Continua a dire di chiamarsi Ernesto Donadei e di essere un commissario di polizia». «E cosa fa tutto il giorno?». «Scrive. Si alza, fa colazione e poi scrive. Scrive anche dopo pranzo e dopocena. La storia di un caso che aveva per le mani, dice. Ha fatto amicizia con una gazza. Si posa sul davanzale della finestra e lui le dà qualcosa da mangiare e le parla. Per il resto, scrive ascoltando la radio. Così ogni giorno, dottore. Certe volte cammina avanti e indietro nella stanza. Dice di andare in ospedale a trovare Rocco Guerra, il suo sovrintendente, in coma. Dice che gli legge dei racconti scritti da un certo Antonio, conosciuto in prigione. Dice di essere ossessionato da ricordi spietati, e che la sua vita è come un film». «Vorrei leggere tutte le cose che scrive. Crede che sia possibile?».